lunedì 23 luglio 2012

Gelato after eight in cestini golosi




Un sentito ringraziamento a Federico per le foto :)
Dedicato al mio caro fratellino, che apprezza moltissimo i miei post!!!
(questo caro è anche più palloso degli altri!!!) 
Quest’anno ho scoperto una nuova passione, oltre a quella della cucina: il giardinaggio! Ho un terrazzo piuttosto grande, che in città è cosa rara, ma lasciato un po’ andare… anche perché non si ha mai il tempo per tutto! Così, negli ultimi anni mi son limitata a sfrondare le piante oltremodo rigogliose una volta l’anno, modello Conan il Barbaro, e tirar bene le zanzariere. Fuori si è creato un habitat naturale perfetto  per vermoni, formiche, insettini, insettoni e zanzare con l’elicottero, qualche volta anche scarafi, gli unici che mi sempre data pena di debellare, con ogni mezzo messo a disposizione dalle moderna scienza. Più o meno ogni anno a inizio stagione, irroravo il terrazzo con un mix che potenzialmente assomigliava al napalm e vivevo serena. Bello che gli altri simpatici animaletti si sono rivelati resistenti a tutto, ma anche questo dev’essere un tributo alla scienza moderna. Ciò premesso, quest’anno a Marzo ho deciso che bisognava assolutamente intervenire in modo radicale, perché non si può avere uno spazio simile e non sfruttarlo. Quindi ho cominciato a fantasticare su piante, giardinieri (non capite male) tavoli da giardino e quant’altro, ma i sogni si sono infranti sul primo preventivo: più o meno fare quello che volevo io costava, con le dovute proporzioni, come mantenere Versailles L. Io però son determinata e ho pronunciato le fatidiche parole “ghe pensi mi!”. Ho lavorato per due mesi il sabato e la domenica, ho eliminato tutte le stramaledette edere del terrazzo, ho svuotato 5 giga vasi in cemento, ho cambiato terra e piante, il tutto armata di semplici cesoie, una zappettina e una palettina modello mare… ho rifatto l’impianto di irrigazione da capo, sentendomi un ingegnere idraulico, ma ho ceduto di fronte alla necessità di mettere le reti anti-gatto. Lì, soffrendo di vertigini e abitando al 4° piano, ho appaltato i lavori a Federico e allo zio, che dava sicurezza. E poi, in attesa dell’arrivo di Tomsie, ho festeggiato comprando piante di ogni tipo e misura! E’ stata una goduria! Finalmente, un terrazzo accessibile e pieno di fiori! Tra le erbette aromatiche ovviamente c’era la menta che io adoro, peccato che in occasione di questo MTC sia stata praticamente devastata!
Già perché con la mia scarsissima fantasia il massimo che mi è venuto in mente è stato il gelato after eight usando tuuuutta la menta in mio possesso, anche perché mi è impazzita una crema inglese e ho dovuto sprecare altre foglie della piantagione (ora ex).



Gelato after eight in cestini golosi



200 gr latte intero
250 pr panna fresca
1 yogurt greco (gr.170)
150 gr zucchero
40/50  foglioline di menta
3 tuorli
1 albume
25 gr di nocciole tritate grossolanamente
25 gr di mandorle tritate grossolanamente
50 grammi di gocce di cioccolato fondente
1 rotolo di pasta sfoglia

Per i cestini
Aprire la pasta sfoglia e fare tanti dischi con un coppapasta (10 cm circa). Stendere su una teglia la carta forno e appoggiarvi degli stampini per muffin al contrario (la parte chiusa verso l'alto). Disporre sopra gli stampini la pasta sfoglia chiudendola nei bordi in modo da formare dei cestini. Unire ad un albume le mandorle,  le nocciole e un cucchiaio di zucchero al velo. Amalgamare bene e spennellare i cestini. Infornare a 200° per 15 minuti. Lasciate raffreddare, poi "sformateli" e all'ultimo momento riempiteli con due palline di gelato

Per il gelato
Lavare accuratamente le foglioline di menta; scaldare 200gr di latte fresco intero con 75 gr. di zucchero, quando inizia a bollire spegnere il gas e unire la menta. Lasciare in infusione almeno 2 ore, io tutta la notte. 
Montare i tuorli con il restante zucchero finché il composto “scrive”. Riportare il latte e menta a bollore, passarlo al colino strizzando bene la menta, in modo da estrarne tutto l'aroma, versarlo a filo sulle uova montate mescolando continuamente con una frusta. Versare in un pentolino e fare addensare la crema inglese fino a quando non velerà il dorso di un cucchiaio e avrà raggiunto la temperatura di 85 °C. Non superare questa temperatura o lo stadio della velatura del cucchiaio, altrimenti la crema si coagula e impazzisce. Toglierla immediatamente dal fuoco e immergere la base della pentola in una ciotola contenente acqua e ghiaccio mescolando continuamente, altrimenti si raffredda solo quella a contatto coi bordi del recipiente, mentre il resto rimane caldo. Se l’acqua si intiepidisce sostituirla con altra acqua fredda e ghiaccio per abbatterne rapidamente la temperatura. Quando la crema sarà fredda trasferirla in un barattolo a chiusura ermetica (lasciandoci ancora dentro il baccello di vaniglia) e far riposare in frigo almeno un’ora, anche tutta la notte: il composto deve essere freddo di frigorifero prima di passare alle fasi successive della lavorazione. Quando sarà ben freddo, unite lo yogurt greco, la panna, precedentemente montata e uno/due cucchiai di sciroppo di menta, secondo il vostro gusto.
A questo punto trasferire il composto in un contenitore basso, lungo e stretto munito di coperchio (le misure ideali sono cm 23x16x38, altrimenti suddividetelo in più contenitori piccoli, in modo che congeli uniformemente), tappare e riporre nella parte più fredda del freezer per 60-90 minuti. Trascorso questo tempo la miscela sarà ghiacciata sulla base e sui bordi, ma morbida al centro. Mescolarla molto velocemente con uno sbattitore elettrico per uniformarne la densità (volendo la si può trasferire velocemente nel robot da cucina per frullarla), poi riporla nuovamente nella vaschetta livellandola bene e rimettetela in freezer. Ripetere il procedimento per altre 2 volte a intervalli di un’ora e mezza ciascuno; alla terza volta unite le gocce di cioccolato e trasferire il gelato nella vaschetta che lo conterrà, riempita fino a 6 mm dal bordo; coprire il composto con un rettangolo di carta forno fatto aderire alla sua superficie (per limitare la presenza di aria umida e impedire la formazione di fastidiosi cristalli di condensa sulla superficie), tappare e rimettere in freezer per 30-60 minuti per far raggiungere al gelato raggiungere la giusta densità. Prima di servirlo, passarlo in frigorifero per 20 minuti.



Per qualunque dubbio vi rimando al post di  Mapi che è talmente dettagliato da sembrare una lezione universitaria! 


Un ringraziamento speciale sempre a Mapi per avermi insegnato come si fa il gelato e per avermi fornito la scusa per ingrassare ancora di un Kiletto prima della prova costume!
Con questa ricetta partecipo all'Emmetichallenge di Luglio

lunedì 16 luglio 2012

Albicocche albicocche albicocche! E la crostata del cuore







Albicocche albicocche!!! Io le adoro, mangio quasi solo marmellata di albicocche e quando arriva l’estate non vedo l’ora che arrivino le albicocche! Per questo l’altro giorno al mercato quando le ho viste belle e mature non ho resistito…. Le avrei mangiate per strada, così, dal sacchetto. Invece, quando sono arrivata a casa mi son resa conto che erano belle, buone, ma un po’ troppo mature! Che fare? Il bambino ne mangia una ogni tanto e non potevo mica mangiarmi 15 albicocche in una sera! Veramente l’avrei fatto, ma, sapendo che mio figlio ama le crostate, non ho pensato e mi sono uscite queste parole: “Tesoro vuoi la torta con le albicocche?”. Il bambino non si fida molto di me e, soprattutto, della mia cucina, farebbe carte false pur di non dirmi che una cosa è buona, però, mi ha stupito con un “no, si, sìììì”. Quando ho parlato erano le 19, appena tornata casa dall’ufficio con il mio sacchettino, grondante perché faceva un caldo terribile, la cena da preparare più le solite amenità serali. E la torta, perché le albicocche erano mature, perché Fede aveva insolitamente detto sì, perché quella torta è la torta della mia infanzia e della mia adolescenza, perché la mia mamma è anziana e non cucina più, e io avevo voglia di offrirgliene una fetta, quasi a dire “mamma, quel poco che hai amato cucinare c’è, è qui, mi hai passato il testimone ora tocca a me far vivere le tradizioni che hai creato!”. Io sono una sentimentale, mia mamma no, quindi quando le ho detto che avrei fatto la sua torta di albicocche mi ha detto: “no, che è tardi, devi preparare la cena, hai tanto da fare!”. Niente, a quel punto niente avrebbe potuto fermarmi, i ricordi erano partiti: io che osservo in silenzio la mamma che fa la frolla, con il suo bel Talismano aperto di fianco, la pasta che riposa, le albicocche messe a cerchio, l’attesa, le risate e le liti con i miei fratelli per la torta… Già il Talismano la ricetta è sul Talismano! Altri ricordi: quante volte ho sfogliato quelle pagine da bambina, quante volte ho letto per lei una ricetta, quante volte ho cercato le figure che non ci sono, quante volte ho letto la dedica… Vado in casa sua, abita di fianco a me, e chiedo: “Posso prendere il Talismano?”. Sì sì prendi, ricordati di scaldare la marmellata! In quel momento avrei voluto dicesse altro, quasi una consegna ufficiale; mi sono emozionata a guardare quelle pagine ingiallite, a sfogliarle per la prima volta in casa mia, a vedere la ricetta della frolla corretta, a matita, dalla mamma!
Così come mi sarei emozionata a farla, se non fossi  stata strappata dai ricordi, con le mani in pasta, da Tomsie che, curiosa, è salita sul piano della cucina e incombeva sulla frolla, dal telefono che si è messo a suonare sul più bello, non una, ma due volte! Da Federico, che al posto che togliermi la gattina dai piedi, anzi dalle mani, rideva come uno scemo e stava lì a guardare divertito. Insomma, è stato un momento delirante!
Poi ci sarebbe tutta la storia della torta scomparsa, ma ve la racconto un’altra volta, che altrimenti facciamo notte!


Crostata alle albicocche della mamma (dal “Talismano della Felicità” – A. Boni – ed. 1951 (!))

300 gr farina
150 gr burro (io salato)
3 tuorli d’uovo
Buccia di un limone
10 albicocche circa
½ Barattolo di marmellata di albicocche






Fate una fontana con la farina, mettendo nel mezzo il burro freddissimo a tocchetti, i tuorli e il profumo di limone. Impastate velocemente con la punta delle dita, formate una palla e fatela riposare in frigo per un’oretta, coperta da una pellicola. Nel frattempo lavate, aprite le albicocche a metà e togliete il nocciolo.
Ungere e infarinare una teglia di 26 cm (meglio se con il fondo amovibile), stendete la pasta direttamente sulla teglia, avendo cura di livellarla bene. Disponete le mezze albicocche sulla pasta a cerchio, cominciando dall’esterno.  Scaldate la marmellata in un pentolino a fuoco basso, fino a quando non diventa liquida. Spalmatela sulla torta, spennellando bene le albicocche. Infornate a 180° per 30-40 minuti. E’ più buona il giorno dopo, fatela riposare 12 ore!


con questa ricetta partecipo alla raccolta di  cucchiaio e pentolone






lunedì 9 luglio 2012

Torta soffice al limone


Vado in vacanza in provincia di La Spezia e lì ci sono dei limoni da urlo, ma, a parte qualche rara preparazione rigorosamente salata, non li uso spesso e soprattutto mai nei dolci. Non ho mai fatto creme al limoni o similari, senza un motivo specifico…
Quando però ti prende la voglia di fare un dolce e devi arrangiarti con quello che hai in casa, il discorso diventa un altro. Presa da questa voglia un po’ insana, nel senso che qui girano troppe “calorie”, soprattutto per il bambino, mi son messa a scartabellare quei quattro libri che ho. Già perché niente è come la carta stampata per godersi un momento di sano relax. Non è la stessa cosa cercare su internet. Ho trovato questa torta soffice ai limoni su una monografia intitolata “Torte” che mi ha regalato mio fratello a Natale (ed. De Agostini). All’epoca mi ricordo che ho pensato “oh si va migliorando!” visto che ‘anno prima il bambino, in un momento magico, mi aveva regalato “I Menù di Benedetta Parodi”. Non che abbia nulla contro la Parodi…diciamo che si discosta un po’ e anche un po’ tanto dalla mia idea di cucinare. Questo però l’adorabile adolescente non lo sa…
Dicevo, ho visto questa torta e ho provato a farla, anche se titubante, perché avevo paura che fosse aspra. Non amo i dolci stucchevoli, ma neanche quelli troppo forti. Bando alle ciance è venuta davvero buonissima, con un buon gusto di limone che la rende fresca, estiva e saporita! Questa volta il fanciullo non ho dovuto pregarlo, l’ha spazzolata, in men che non si dica!











Torta soffice ai limoni

300 gr di farina 00
220 gr di zucchero
4 uova
5 cucchiai di OLIO EVO (io di semi)
2 limoni biologici
1 bustina di lievito vanigliato
latte
Per la decorazione
80 gr di gelatina di albicocche (io marmellata)
70 gr di zucchero
1 limone biologico
3 cucchiai di succo di limone









Lavate i limoni e grattugiate la scorza e il succo. Riunite le uova con lo zucchero e montatele fino a quando l’impasto non è bianco e spumoso. Unite la farina e il lievito setacciati, poco alla volta, sempre montando. Aggiungere l’olio e,  quando sarà amalgamato, unire 4-5 cucchiai di latte. Infine amalgamare al composto la scorza e il succo di limone. Imburrare e infarinare uno stampo da 22 e trasferitevi il composto. Infornare a 180° per 45-50 minuti. Vale la prova stecchino.
Per la decorazione: lavare il limone e tagliatelo a fettine sottili, meglio se con la mandolina. In una larga padella antiaderente mescolate il succo di limone e lo zucchero, fatelo sobbollire per un paio di minuti, quindi allineate le fettine di limone nella padella e fatele cuocere per due minuti girandole una volta sola. Aggiungere la gelatina, mescolate per rivestire le fettine di limone e fate raffreddare. Guarnire la torta.

NB. Sopra ho scritto il procedimento del libro, ma la prossima volta apporterò qualche modifica alla decorazione. Le mie fettine di limone erano troppo sottili e una volta nella pentola si sono disfatte. Da 2mm passerò a 4. Ovviamente questa non è la glassatura dei limoni, rimane comunque il sapore un po’amarognolo della scora, ma a me piace. In fondo alla pentola rimane un sughino buonissimo, la prossima volta lo userò per farcire la torta.






Con questa ricetta partecipo alla raccolta di cucchiaio e pentolone







lunedì 2 luglio 2012

mamme orgogliose e gnocchetti ai peperoni!


Io sono molto critica nei confronti dell’adorabile adolescente; in realtà ha molti difetti, compreso quello di essere adolescente, ma ha anche moltissimi pregi. E’ buono, leale, gentile (solo con gli altri), altruista. E’ per ora, un bravo ragazzo, anche se fa di tutto, ma questo è storia, per sembrare il contrario di quello che è. In questi giorni sta facendo qualcosa che mi rende mooolto orgogliosa di lui. Esce di casa alle 7.45 va in oratorio, si prende cura insieme ad altri 45 ragazzi, di 380 dicesi 380 bambini dai 6 ai 13 anni, fino alle 17 e rientra a casa verso le 19 perché finito tutto devono preparare i giochi per il giorno dopo. E non pago di queste 3 settimane intense, le prime dopo la fine della scuola, se ne spara un’altra in montagna, dove farà da “mammo” a 3/4 bambini, aiutandoli a fare il letto, mettere a posto i vestiti (!!!) controllare che si lavino, farli giocare ecc. 24 ore su 24. Io alla sua età non sapevo cosa fosse un oratorio e dal 15 giugno al 15 settembre andavo al mare, visto che mia madre non lavorava. Lui non può andare al mare tre mesi, nel senso che sua madre lavora e la casa al mare è in perenne “Overbooking”, ma anche se potesse a queste settimane non rinuncerebbe. Non è un extraterrestre, non è un fervente cattolico (è l’età dei dubbi), ma si diverte! Si diverte con i suoi amici, si diverte a giocare,e vedere il sorriso dei bambini gli riempie il cuore! Sembra strano, ma in realtà non lo è! Io mi stupivo sempre quando accompagnavo lui che partecipava come “bambino”, ma in realtà non c’è nulla di cui stupirsi. Ho fatto un po’ di volontariato anch’io e so che quello che ti danno loro è più di quello che tu dai a loro. Scusatemi l’inghippo di parole, ma è così! Poi, tutto questo lo dovrebbe fare per e con soprattutto ciò in cui crede, ma questo è ancora troppo piccolo per scoprirlo. C’è tempo! Per ora c’è solo un adolescente che ora di sera è stracotto (ci son 35° qui!) e una mamma molto molto orgogliosa!!!
Per nutrirlo a fine giornata ho copiato, pari pari questa ricetta dalla “Cucina Italiana” di Giugno 2012, e, manco a dirlo, per non smentirsi mai, me la son mangiata da sola, ma questo ormai lo sappiamo!




Gnocchetti ai peperoni in salsa di zucchine e stracchino

850 gr di patate
3 zucchine
300 gr di farina
250 gr di stracchino
1 peperone rosso
Olio EVO – sale










Arrostite il peperone in forno; dopo 30 minuti, chiudetelo in sacchetto e lasciatelo intiepidire. Pelatelo e togliete le parti bianche, poi trita telone nel mixer. Lessate le patate in acqua salata, pelatele e schiacciatele. Ponete il composto sulla farina, a fontana sul piano di lavoro, assieme al peperone tritato. Lavorate bene unendo anche un pizzico di sale. Modellate il composto in anti piccoli filoncini e ricavatene tanti gnocchetti piccoli. Lavate e mondate le zucchine, affettatele sottili  a nastro, meglio se con la mandolina, scottatele in padella con un filo di olio caldo e dopo un paio di minuti salatele e toglietele dal fuoco. Unite nella stessa padella delle zucchine lo stracchino tagliato a pezzetti e scioglietelo dolcemente (io ho aggiunto un pochino di latte). Lessate gli gnocchi, togliendoli quando vengono a galla e roslateli in un padella con un pochino di olio. Conditeli con la salsa di stracchino e zucchine e serviteli ben caldi. Sono buonissimi!