venerdì 29 marzo 2013

Il lamento della mancata pasticcera...:)




Tutti quelli che mi conoscono sanno che amo i dolci; amo farli e anche mangiarli, ma più farli! Però, perchè c'è sempre un però, in casa sono tuuuutti a dieta, sempre, e se comunque devono sgarrare, lo fanno con cose salate (perchèèèèè?????); sono a dieta perfino ragazzi e ragazze! E io come faccio a far dolci: no, perchè se li mangio tutti da sola mi ricoverano!
Ed ecco come mi aiutano gli amici, alla domanda - posso portare/fare un dolce? - Riconoscetevi tutti pliss...

1. No, no grazie ho già tanti dolci in casa...

2. No, no, sono a dieta, che poi-lo-so-che-se-fai-un-dolce-mi-dà-dipendenza!

3. No, grazie, ho fatto un fioretto (la donna più buona del mondo, passa da un fioretto all'altro)

4. No grazie, lo sai che non amo i dolci...(sgrunt...)

5. Ci sarà mica dentro il burro, eh! Cosa? Olio o burro fa uguale! Fa male!

6. No, grazie, è come veleno!

7. No, alla mia età si mangiano solo cose sane!

8. Il fanciullo di casa, a volte partecipa a cene in condivisione, dove il cibo da portare viene diviso a seconda dell'età: una volta, ma dico una che mi toccasse il dolce, mai!

Così resto frustrata nella mia voglia di cucina dolce, uffa!
Perfino in ufficio sono a dieta, va beh che ci son tante donne...però!
Per mero scrupolo vi dirò, prima che vi vengano strane idee, che i miei dolci son buoni! Magari non son tanto belli, ma buoni sì!
Che poi vedo foodblogger sfornare dolci in quantità industriali e mi chiedo, ma chi li mangia? Avranno tutte famiglie formato super? Che se le vedi in foto sembra che vivano d'aria e d'amore!
Hanno tutte un freezer a pozzo? Perchè anche così il problema non si risolve, si sposta solo in là nel tempo!
Fanno, come mi disse una cara amica, un 1/16 della ricetta? Non sempre si può...


Oggi, per fortuna, una cara amica mi ha detto che avrebbe accettato una torta e così mi son fatta un regalo! Però presa dal vortice dell'entusiasmo ho dimenticato che la pasta sfoglia (quella di Cucchiaio e Pentolone, qui) andava bucherellata e quindi è venuta un po' stortignaccola, pazienza!

Torta bruttina: sì è vero non è bellissima, però è buonissima, quindi la pubblico! :)


La "mia" Diplomatica

(presa teoricamente da "Sale e Pepe" di non so quale anno, non lo trovo più! Diciamo con libera interpretazione)

per la Pasta Sfoglia (che non è pasta sfoglia, ma finta pasta sfoglia! presa da qui )

150 gr di farina 00
150 gr di ricotta
100 gr di burro


per il Pan di Spagna (so che viene da un blog, ma non ho idea quale, perchè si perde nella notte dei tempi)

(tortiera da 24 cm)
5 uova
150 gr di zucchero
75 gr di farina
75 gr di Fecola di patate
un pizzico di sale

per la crema "Chantilly" (sempre a mia interpretazione, non so se sia corretta o meno)

4 tuorli
100 gr di zucchero
50 gr di farina
500 ml di latte
1 foglio di colla di pesce da 5 gr.
1 bacca di vaniglia
250 gr. di panna fresca

per la bagna:
un bicchiere d'acqua
2 cucchiai di zucchero
un bicchierino di rum (si può omettere, ma ci sta bene)


Per il Pan di Spagna: montare le uova, meglio se a temperatura ambiente, con lo zucchero con la frusta elettrica fino a che non "scrivono", circa un 10 minuti. Aggiungere la farina e la fecola setacciate insieme, poco alla volta, mescolando piano con una spatola dal basso verso l'alto, per non smontare il composto. Imburrare e infarinare bene una tortiera da 24 cm. Versare il composto e infornare a 180°, per circa una mezz'ora (vale la prova stecchino). Si può preparare il giorno prima, anzi meglio!

Per la finta sfoglia: mescolare il burro fatto a dadini, la ricotta e farina con la punta delle dita, fino a che non sono amalgamati. Mettere in frigo una mezz'ora. Togliere l'impasto dal frigo e stenderlo su un piano infarinato formando un rettangolo, ripiegarlo a tre come fareste per la classica sfoglia, girare di 90° e ripetere per altre due volte. A fine operazione, stendete bene con il mattarello e ritagliate due cerchi da 24 cm circa. (ve ne avanzerà, io l'ho surgelata). Bucherellare bene la pasta con i rebbi una forchetta e cospargetela di zucchero al velo. Infornate a 200° fino a che non sarà dorata; lasciare raffreddare.




Per la Crema: Mettere a mollo il foglio di gelatina in acqua fredda. Scaldare il latte in un pentolino con la bacca di vaniglia raschiata. Lasciare in infusione mezz'ora, filtrare. Sbattere i tuorli con lo zucchero fino a che non saranno bianchi e spumosi, aggiungere la farina setacciata sempre sbattendo, però a bassa velocità. Scaldare nuovamente il latte e aggiungerlo al composto a filo. Mettere in un pentolino e far cuocere a fuoco basso fino a che la crema non si addensa, mescolando sempre. Ci vorranno circa 5 minuti. Togliete dal fuoco   e unite il foglio di gelatina ben strizzato, mescolando velocemente. Lasciare raffreddare con una pellicola a contatto, in modo che non si formi la pellicina.
Quando la crema si sarà raffreddata, montare la panna. Amalgamare panna e crema, piano piano per non smontare la panna.

Per la "bagna" : fate bollire in un pentolino, acqua e zucchero, fino a che lo zucchero non sarà completamente sciolto.
Spegnete e aggiungete il rum.

Montaggio del dolce:
Ponete un disco di pasta sfoglia sul piatto di portata, cospargetelo di crema, circa metà. Tagliate un disco dal pan di spagna spesso circa un dito. Bagnatelo con uno sciroppo aromatizzato con il rum. Versate l'altra metà della crema. Chiudete con l'altro disco di sfoglia. Spolverate con zucchero al velo.


domenica 24 marzo 2013

La fideuà lombarda del vagabondo





“Io vagabondo che son io…vagabondo che non sono altro…. “ Con questo motivetto in testa, antesignano dei futuri “Nomadi”, lasciavo il mio paesello, alle cinque di una brumosa mattina di novembre. Lì le mie certezze, i campi, il lavoro e la mia Maria, là il sogno da quand’ero bambino, il mare. Non avevo mai lasciato la mia Milano, ma quel poco di istruzione ricevuta, che si sa che i contadini mica studiano, mi aveva messo nel cuore quella voglia di mare, di avventure, di viaggi e di pirati. E così, scappato di casa, con i miei vecchi stracci e quella zucca, pegno d’amore della Maria, mi dirigevo verso Genova. Lì avrei cercato posto su una nave e via verso nuove e meravigliose avventure…
Son passati quattro lunghi mesi da allora, Genova l’ho raggiunta e ho anche trovato posto su una nave. Dopo mesi di fatica e mal di mare, temprato dal freddo e bruciato dal sole, ho guadagnato la lusinghiera carica di mozzo!
Ho anche messo a segno un altro colpaccio: sono diventato pupillo del cuoco di bordo, che qui chiamano in un modo strano: “cambu….cambuqualcosa”, che la cucina si chiama cambusa! Così la mia gavetta è sempre più piena delle altre, anche se, devo confessarlo, a me il pesce PROPRIO NON PIACE! Beh, quando si ha fame si mangia tutto, ma quella bella polentina della mamma con il profumo si salsiccia, quella della domenica, quella l’è n’altra roba! Solo che, disdetta tremenda disdetta, il cuoco, no, il cambucoso, è stato colpito dal morbo di Montezuma! (che cosa sia non lo so, ma l’effetto è devastante!).
Il capitano, spagnolo che più spagnolo non si può, anche un cicinin antipatico a dirla intera, m’ha preso e il m’ha dit – Franco, ghe penset ti neh? – ah ah non così, l’ha detto nella lingua sua, che l’è come questa, ma con la “s” in fondo a ogni parola! E ha pure aggiunto: voglio la Fideua! Uh mamma, sa l’è stu rub chi? Nel porto, m’ha poi mandato a far provviste, ma che cosa compro???  
Poi l’ho vista, lì tonda, bella, con i colori di “casa” la zucca, la zucca uguale a quella della mia Maria, il mio pegno d’amore! Da dove arrivasse non so, ma sapeva di casa! Ho chiesto in giro come si fa la Fideuà, che l’ho mangiata neh, ma farla l’è n’altra roba! Così ho deciso, stavolta niente pesce! Ho comprato tutto quello che ricordava casa, ho anche speso un patrimonio! Patate, zucca, suchet, e le erbe, le erbe che la Maria coltiva nell’orto, la mia Maria! Perfino il formaggio, poco neh, che somigliava tanto al grana, quello che ho assaggiato alla prima Comunione!
Ho cucinato ed è venuta una roba da leccarsi i baffi che il capitano l’ha mangiata due volte, anche se all’inizio aveva storto il naso! Però io ho deciso: cucinando la roba di casa, m’è venuta la malinconia…. Io al prossimo giro sbarco e torno dalla mia Maria! Mariaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!




Per il brodo di verdura
1 cipolla
3 carote
1 gamba di sedano
2 zucchine
1 l di acqua
Alloro

Per la Fideuà:
1 spicchio di aglio
400 gr di zucca (già sbucciata)
2 patate novelle (medie)
300 gr di zucchine
150 grammi di spaghetti spezzettati
Olio evo
Salvia, rosmarino, sale, pepe
Una bustina di zafferano

Per la salsa:
50 gr di parmigiano
50 gr di olio evo
20 gr di basilico fresco
2 cucchiai di mandorle
Un pizzico di sale



Per il brodo: immergere in un litro d’acqua le verdure e l’alloro, portare a bollore, salare fare cuocere per almeno un’ora e mezzo, filtrare.
Per la fideuà. Lavare bene la zucca e metterla in forno per una mezz’ora a 200°, in una pirofila con un filo d’olio e un rametto di rosmarino. Decorticarla e tagliarla a cubetti. Pelare le patate e tagliare anch’esse a cubetti. In una padella larga, scaldare due cucchiai di olio Evo con due o tre rametti di rosmarino e di salvia e uno spicchio di aglio. Far soffriggere bene patate e zucca, salare, cospargere con un’abbondante spolverata di pepe, aggiungere ½ mestolo di brodo e far stufare per una ventina di minuti. Intanto lavare le zucchine e farle a cubetti. Spezzettare gli spaghetti. Scolare le patate e la zucca, con la schiumarola, quando saranno abbastanza morbide (devono cuocere ancora un dieci minuti) e metterle in un piatto al caldo; togliere il rosmarino e l’aglio. Nel fondo di cottura, a fuoco moderato, far tostare gli spaghetti spezzettati; dopo un minuto, scolarli con la schiumarola e metterli da parte; soffriggere le zucchine a fuoco vivo, salare e coprire. Non dovrebbe essere necessario aggiungere brodo. Quando saranno ancora un po’ indietro, mettere nella pentola anche le patate e la zucca. Far rosolare insieme per un paio di minuti e aggiungere gli spaghetti. In una tazzina, sciogliere lo zafferano con il brodo e aggiungere agli spaghetti. Continuare a aggiungere poco brodo alla volta, mescolando bene fino a cottura. Regolare di pepe (io tanto!).
Per la salsa: Lavare e asciugare il basilico. Frullare insieme al parmigiano e le mandorle, aggiungendo l’olio a filo. Ci sarebbe voluto il mortaio, ma non ce l’ho.
Servire la fideuà ben calda, accompagnandola con la salsa.


 con questa ricetta partecipo all'MTChallenge di marzo!




domenica 17 marzo 2013

Macchina pastae nacta est!







Ai posteri l'ardua sentenza...sapere se è corretta la frase, ma non vi preoccupate vivo anche senza saperlo!
Visto che in questi giorni il latino va di moda ho scelto di iniziare così!

Dicevo che è stata finalmente ritrovata, dopo lunghe e laboriose ricerche, la macchina della pasta "Imperia" di mia mamma. Era persa nei meandri del solaio, insieme a un considevole numero di "cucina italiana" d'altri tempi, visto che si tratta di numeri del 1960 o giù di li. Questo doppio ritrovamento mi ha riempito di gioia e se l'attenzione si è subito rivolta all'agognata macchina della pasta, anche l'altro reperto "archeologico" verrà passato al vaglio molto presto! Che fare con la macchina della pasta? Quale ricetta provare? Mi sono subito venuti in mente i ravioli, ma non quelli normali, bensì quelli del mio papà! Non che papà cucinasse, anche se ogni tanto amava cimentarsi ai fornelli, con risultati ineguagliabili per la cucina... Per ravioli di papà intendo i "casonsei" ( scrivo come si pronuncia perché non so come si scrive) dell'Alta Val camonica, che non assomigliano per niente a quelli bergamaschi! Non che li abbia mangiati tante volte, meno di 10 di sicuro, ma è uno di quei piatti che mi ricordano di più la mia infanzia.

Sì perché in casa erano quasi diventati una leggenda, tanto mio padre li decantava e tanto madre rifiutava di farli. Quindi le uniche volte che si potevano assaggiare queste meraviglie era quando si andava a casa dei nonni, e qui ero veramente molto piccola, oppure a casa delle due sorelle di mio padre. Quelle volte era una vera festa per tutti noi ! Addirittura i miei fratelli facevano a gara per chi riusciva a mangiarne di più e c'è chi si ricorda ancora quella volta che ne ha mangiati 13... 
Questi ravioli sono infatti molto grandi, ma purtroppo non mi ricordo molto bene la forma, anche se quasi sicuramente erano a forma di mezzaluna. Pur sapendolo, non li ho fatti così, in fin dei conti era la prima volta che mi cimentavo con la pasta fatta in casa, ma li rifarò con tutti i sacri crismi la prossima volta! Il sapore pero' era assolutamente quello! Oggi mi limito a pubblicarli per ricordarmi come ho fatto e anche perché erano tanto tanto buoni! 
Così buoni che anche l'XY di casa ne ha mangiati a quintalate!!! Ed è un caso raro visto che è a dietissima!

Casonsei della Val Camonica

per la pasta:
300 gr farina
3 uova
un pizzico di sale




per il ripieno:
800 gr di patate
1 cipolla bionda piccola
90 gr. parmigiano 
1 uovo
semi di finocchio (io no perchè XY non li ama)
3 o 4 cucchiai olio EVO leggerissimo
sale pepe noce moscata

per il condimento:
100 gr di burro
un rametto di salvia (mi mancava!)
parmigiano abbondante



Far bollire le patate con la buccia in abbondante acqua. Intanto, affettare la cipolla sottile sottile e farla soffriggere nell'olio, fino a quando non sarà appassita. Pelare le patate e schiacciarle con la forchetta; passarle nel soffritto a fuoco basso, girandole molto spesso, fino a che non hanno perso buona parte dell'umidità. Spegnere e far raffreddare. 
Preparare la pasta con uova, farina e un pizzico di sale. Intanto che riposa, riprendere il ripieno, aggiungendo il parmigiano, un cucchiaino di semi di finocchio (io no) e l'uovo. Aggiustare di sale e pepe, io aggiungo sempre anche un'abbondante grattata di noce moscata.
Tirare la pasta. Non so se sia corretto, ma mia madre usava passarla almeno tre volte tra i rulli medi e poi tirare la sfoglia finale.
Mettere sulla striscia di sfoglia le palline di ripieno, spennellando i bordi con acqua fredda, coprirla con un'altra sfoglia e ritagliare i ravioloni, avendo cura di pressare bene per evitare che si aprano in cottura
Far cuocere in abbondante acqua salata per circa cinque minuti, condire con parmigiano e burro fuso!
Buon appetito! (Questa dose secondo me è per circa 6 persone, noi li abbiamo mangiati in due, ma a più riprese!)

P.S. Le foto sono peggio del solito, ma era sera e avevo fame! :)




mercoledì 13 marzo 2013

Canto di primavera con sapori invernali!





Una foglia, piccola, tenera, di un verde chiaro chiaro,
una viola, un colore intenso che si staglia in mezzo al verde,
poi, d'un tratto: gli alberi si vestono di boccioli, 
il verde chiaro prende il sopravvento su gli altri colori,
l'aria è frizzante e allegra,
il cielo regala un azzurro intenso e il sole si staglia in un contrasto fortissimo;
fiorellini piccoli e teneri, 
una forsizia che si veste di giallo, quasi improvvisamente, 
la primavera...
Stagione di rinascita e di promesse...
Promesse di rinnovamento, di nuove stagioni e di nuovo inizi.
Vita che ritorna dopo che sembrava addormentata per sempre
e regala attimi di emozione.
Gente, gente che passa, anzi corre, come sempre...

Fa un po' fatica la primavera all'inizio,
giornate radiose si perdono dentro al cupo inverno,
poi vince e tutto si colora di nuovo...
Anche in questa grande città di cemento,
pare di sentire nuovi profumi di natura!

Cammino con il naso insù, per vedere il cielo,
mi godo le nuvole bianche che si rincorrono
e lo scampolo di una giornata che regala ancora luce verso sera.

E mentre cammino, vorrei che tutto diventasse silenzioso,
per poter godere del "rumore" della natura...


Però vi racconto una ricetta che sa ancora d'inverno, con il cioccolato, che per me è la quintessenza del confort food!




Plum-cake cioccolato banane e pera


50 gr di cacao amaro
170 gr di farina
3 cucchiai di gocce di cioccolato
1 bustina di lievito
50 gr di burro
2 uova
70 gr di zucchero
1 banana matura
1 pera matura (io decana)

Montate le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto bianco e spumoso, unire il latte, la banana e la pera sbucciate e fatte a pezzettini, e il burro fuso, continuando a montare. Aggiungere la farina e il lievito setacciati poco alla volta e infine le gocce di cioccolato.
Imburrare uno stampo da plum-cake, versarvi il composto, infornare a 180° per 40 minuti circa.
Ottimo a merenda e per una colazione un po' diversa.





lunedì 11 marzo 2013

Arieccomi!

Son tornata!
Ho cambiato nome e son tornata! Per un attimo ho pensato di chiudere baracca e burattini e continuare a cucinare senza pubblicare. Forse voi non ne avreste sentito la mancanza, ma io sì.
Perchè questo, lungi dall'essere un ricettario di cucina, è prima di tutto e comunque, uno spazio mio, dove comunque io faccio quello che mi pare, pubblico ricette se ho voglia e altrimenti scrivo.
Mio, senza interferenze. Chi non vuole leggere non lo faccia. Non è voyerismo, è un semplice spazio, dove di volta in volta scrivo quello che mi passa per la testa e per il cuore. Non ho segreti particolari, nonostante il nome, ma non voglio prese in giro, soprattutto non da persone alle quali voglio un mondo di bene e che sanno come ferire...La passione è passione e non si deve rinunciare a nulla di ciò che ci piace, solo perchè a qualcuno non sta bene.
Discorso chiaro, semplice e spero efficace...
Son tornata, ben felice di esserci!
E so che alcuni di voi sono felici insieme a me!
Liberi di non leggere, se non ne avete voglia.
Alla prossima, quando mi sarò nuovamente organizzata con qualche ricetta.
Ciao!


domenica 3 marzo 2013

Periodo soffice e mobbido...





Avete mai associato un periodo, un momento della vostra vita, ad un aggettivo?
Non un colore, un aggettivo! Non so cosa mi stia succedendo, potrebbe essere l’età, il “tedesco” come lo chiama la mia amica Nora, oppure l’adipe di troppo, ma la parola che in questo momento mi viene in mente più spesso è: soffice! Che però è un periodo che di soffice non ha nulla, anzi piuttosto duretto…
La seconda parola: morbido… Quindi morbido e soffice. Non mi addentrerei di più che altrimenti mi ritrovo con la camicia di forza addosso, però questa cosa mi incuriosisce assai…
Alla ricerca del morbido e soffice, questo week end ha registrato un numero elevatissimo di “spatasci” (tanto per non smentire il nome). Se la smettessi di prendere ricette qua e là e modificarle a mio piacimento sarebbe probabilmente meglio, ma tant’è, non riesco a farne a meno; dopo però, quando viene ‘na-schifezza non dovrei arrabbiarmi e invece mi viene un incazzo che la metà basta. Giusto ieri sera mi son lanciata su una ciambella, che naturalmente avrebbe dovuto essere soffice… risultato era così “soffice” che metà è restata dentro lo stampo e la metà che ne è uscita era proprio…cattiva, però era soffice!
Sempre alla ricerca del “must” del momento ho provato allora con un plum-cake, va beh va lasciamo perdere, affidiamoci al “fido” archivio che è meglio! Magari il prossimo we sarà virato sul croccante!
Ultima precisazione che poi vi lascio alla “Angie-torta”. Le foto non le ho fatte io, questo di per sé è già una cosa buona, e …(rullo di tamburi) non sono state fatte sulla lavatrice!
Dovete infatti sapere che la mia casetta è molto luminosa, ma ha pavimenti e mobili di legno scuro e quindi l’unico bel posto con tanta luce e un fondo bianco è…la lavatrice! Le mie amiche mi prendono in giro un sacco su questa cosa, ma io imperterrita, continuo, perché…diciamocelo … sulla lavatrice è meglio!!! J

La torta è di una mia collega, Angelica, e io naturalmente, ho apportato qualche modifica...


Angie Cheesecake


per il guscio di brisée:

175 farina
115 burro
30 ml acqua ghiacciata
1 tuorlo
1 cucchiaio di zucchero


3 uova
250 gr mascarpone
250 gr philadelphia (io balance)
120 zucchero
1 cucchiaio di farina
io aggiungerei una grattatina di scorza di limone
100gr. di cioccolato fondente




Impastare gli ingredienti della brisee classica, fare una palla e metterla in frigo. Montare i tuorli con lo zucchero, aggiungere i formaggi (già miscelati), la farina e gli albumi a neve.
Stendere la brisee, meglio se in una tortiera con fondo amovibile. Fondere il cioccolato a bagnomaria e spennellarlo sopra la pasta. Lasciare asciugare un attimo, versare il composto sopra il cioccolato. Infornare 40 minuti a 180°.
ecco fatto! Facile no? E questa è mobbidissima!