lunedì 31 dicembre 2012

E se fosse la fine di questo blog?

Non lo so perchè ho un blog!
Sicuramente so che mi piace da matti cucinare, ma odio fotografare (si vede neh!). Quindi ho lasciato questo blogghino nell'oblio per tutto dicembre, semplicemente perchè non avevo voglia di fare fotografie. Ho cucinato, molto, non per il pranzo di Natale, ma soprattutto per amici e per far regalini Home Made.
Lui è restato qui tranquillo e un po' isolato e forse è un segno. Mentre in rete impazzano le polemiche più furibonde tra chi è bravo, chi copia e chi bara, lo "sghimbescio", con il suo destino già scritto nel nome, resta con l'ultimo post aggiornato al 30 novembre. E io me ne disinteresso... Se un giorno lo vedrete lì con lo stesso post da 'mo vorrà dire che ho mollato e mi son dedicata alla cucina senza più ansia da fotografia!
Non mi dispiacerebbe più di tanto. Lavoro a tempo pieno, ho una casa, una famiglia, un gatto, una mamma con un'età da capogiro e tanti amici e queste cose vengono tutte prima del blog. Per cui, come si dice "sappiatelo!".
Non vi ho fatto gli auguri di Natale, ma vi farò quelli di Buon Anno già che ci sono... che sia un 2013 fantastico! L'immagine l'ho presa da "feibuc", ma non ho idea di quale sia la fonte!



Vi lascerò una ricettina assolutamente fuori stagione, unica che ho in archivio, semplicemente per il motivo di cui sopra...Già che ci sono ringrazio le care amiche di penna, ma non solo, che mi hanno fornito le ricette per i tanti, ma tanti biscotti fatti a Natale: Stefania di Araba Felice, Dauly di Cucchiaio e Pentolone, Nora di Tata Nora, Alessandra e Daniela di Menù turistico: sono stati tutti moooolto soddisfatti dei miei biscotti, delle cioccolate e dei torroncini!





Crostata di Fragole


per la pasta frolla:
300 gr di farina
200 gr di burro
1 uovo

per la crema (è poca, ma è solo uno spolvero):

2 tuorli
50 gr di zucchero
250 cc di latte
25 gr di farina

500 - 700 gr di fragole (un cicinin fuori stagione!)




Unire la farina e il burro freddo, mischiando velocemente con la punta delle dita, aggiungere l'uovo. Lavorare pochissimo. Formare una palla, coprire di pellicola e mettere a riposare per un ora. Nel frattempo, preparare la crema: In un pentolino portare il latte a bollore. Battere i tuorli con lo zucchero fino a che non diventano bianchi e spumosi. Unire la farina setacciata, piano piano. Per ultimo unire il latte a filo, sempre sbattendo. Mettere il composto in un pentolino e cuocere a fiamma bassa, fino a che la crema non si addensa. Trasferire in una ciotola e coprire con pellicola a contatto.
Prendere la pasta e stenderla nella tortiera (la mia 24 cm). Io la stendo direttamente nella tortiera. Coprire con carta forno e riempire di fagioli secchi. Infornare a 180° per una mezz'ora circa. Far raffreddare, stendere un velo di crema e decorare con le fragole.
Vi assicuro che è buonissima, è la torta preferita del bambino!



venerdì 30 novembre 2012

un compleanno dolce dolce....







Oggi è il compleanno di un'amica.
Così ho pensato di dedicarle questo post, perchè lei è un'amica speciale.
E' una nuova amica, ma è come se ci conoscessimo da taaaaanto tempo,
e' una donna stupenda, che non ha avuto vita facile, ma ha combattuto a muso duro
le sfortune che le sono capitate e ha anche vinto!
E' un'amica sempre disponibile, che verrebbe qui a mezzanotte se glielo chiedessi,
perchè ha capito che dare è molto meglio che ricevere 
e,comunque, essendo buona di suo non saprebbe fare altro.
E' una persona intelligente, dotata di tanta tanta ironia,
intelligente ironia!
Sembra che butti tutto in scherzo, ma non è così!
Di certo però con lei si fanno tante tante risate e si sa, ridere rende più facile la vita!
Quest'amica oggi non vorrebbe che fosse il suo compleanno
e, se potesse, glisserebbe elegantemente questa data....
Ma non si può!
Per consolarla, allora le dedico questo post di dolcezze.
Non vi dico chi è, perchè penso che vorrebbe passare inosservata,
però le auguro di passare una giornata veramente stupenda!

Auguri!!!!!!!!!!!!!!!!!

Cominciamo dai cioccolatini
Prima e ultima volta, ho provato ed erano veramente buonissimi... Però, e non è un però da poco, si spreca tantissimo cioccolato. Io non amo sprecare le cose, non per il costo, ma per o spreco in sè.
Quindi basta, però devo dirlo...non si riesce a smettere di mangiarli...








Cioccolatini sfiziosi


Ingredienti
250 gr di cioccolato
200 ml di panna
30 gr nocciole tritate grossolanamente
30 gr noci tritate grossolanamente
1 cucchiaino di maizena sciolto in un goccio di acqua

Fondere 200 gr cioccolato a bagnomaria, facendo molta attenzione che il pentolino con il cioccolato non tocchi l'acqua bollente. Quando sarà ben fuso, colarlo nello stampo (io in silicone), muovendolo, in modo che il cioccolato sia ben distribuito lungo le pareti. A questo punto, eliminate dallo stampo il cioccolato in eccesso, ricolandolo nel pentolino. Resterà cioccolato solo sul fondo e  sulle pareti. Mettere in frigo per 30 minuti almeno, meglio se di più. Nel frattempo, preparare la cremina. Portare quasi a ebollizione la panna, quando starà del bollire toglierla dal fuoco e aggiungere la maizena. Aggiungere anche 50 gr di cioccolato tritato grossolanamente. Quando sarà tutto ben amalgamato, far raffreddare e mettere in frigo, anche questo per una mezz'ora. Passato il tempo, aggiungere le noci e le nocciole, amalgamando bene. Prendere lo stampo dal frigo e porre in ogni cavità un cucchiaino di ripieno, senza eccedere. Rimettere in frigo per un'ora. Quando sarà il momento, io sono andata un po' ad occhio, ma più sta in frigo meglio è, scaldare nuovamente  il pentolino dove ci sarà ancora un po' di cioccolato e rifonderlo. Quindi ricolatelo nello stampo, spennellando bene la superficie, in modo che il cioccolato riempia bene ogni buchino. Rimettette in frigo, meglio se tutta la notte. Il giorno dopo sformate i cioccolatini. Inutile dire che il cioccolato dovrebbe essere "temperato", perchè assume più consistenza e stabilità. Una volta l'ho fatto e, per fortuna, non ero in casa mia...Già mi vedo cioccolato penetrare nelle piccolissime "fughe"  del piano di legno della cucina....no, no meglio no! :)
Naturalmente, vi sarà avanzata tantissima crema, se avete seguito le mie dosi!
Che fare? Io l'avrei mangiata a cucchiaiate, ma forse sarebbe stato esagerato!
Quindi ho pensato a dei biscottini farciti...







Biscottini farciti


Non ve la vendo come mia la ricetta, non potrei mai! Quella della cremina me la sono inventata di sana pianta, ma non era difficile!
La ricetta dei biscotti invece l'ho presa qui. La ricetta è strepitosa e la blogger anche, per cui lascio a lei l'onere di spiegare il passo passo. Ovvio che io non li ho glassati! Li ho solo fatti con le formine per dolci in numero pari (64 per la precisione - quindi 32 farciti). Morbidi, farciti ancora caldi, sono una squisitezza!
Non so quanto si conservino, io li ho regalati (sigh!) in giornata, ma non hanno visto l'alba del giorno dopo. Se riuscite a conservarli....fatemi sapere!



sabato 24 novembre 2012

il soufflée glacé di Silvia







Confesso, non ho mai seguito l'MTC prima della Frangipane, se togliamo due rapide, quanto fugaci, apparizioni dovute al Danubio e ai Gnocchi di Semolino.
Nè ho mai letto niente in proposito, nonostante fossi e sia ancora oggi MT - dipendente. 
Questo mese, causa ditine rotte, mano sinistra per fortuna, ho avuto invece il tempo di leggere a destra e manca e soprattutto di partecipare a quei due o tre contest, che di solito vedo, ma che non mi vedono protagonista, per assoluta mancanza di tempo. Uno di questi è The recipe-tionist di Cuocicucidici. Stavo mollemente seduta sul mio letto a sfogliare ricette di Silvia, alla ricerca di un semplicissimo dolce da proporre ai miei amici, da farsi con Kenwood e una manina sola, quando d'un tratto m'è cascato l'occhio su  questo e leggendo il post mi sono resa conto che era una delle sfide dell'MTC di qualche tempo fa.
Devo dire che da lì sono andata a vedermi un po' di sfide....ma cosa mi son persa! Ci sarebbe da rifarsele tutte, baccalà a parte!
così, visto che la proposta di Silvia era assolutamente  ispirevole, lo so che non si dice, ma rende l'idea,  l'ho proposto ai miei amici. Un successone!
Ho cambiato un pochino e quindi non so se vale, non tanto per l'ingrediente, ma per il procedimento. Le fragole sono state una botta di .... Kiulo, trovate al mercato a poco e profumatissime!

Ingredienti per la base 


250 gr yogurt bianco
3 albumi (del peso di circa 100gr)
200 gr zucchero a velo
100 ml acqua per lo sciroppo
200 ml panna montata


per la Salsa
250-300 gr di fragole
180 ml. Acqua
50 gr di zucchero
1 banana



Preparare la meringa italiana
Montare gli albumi a neve fermissima. Preparare uno sciroppo con lo zucchero a velo e l'acqua, far sciogliere sul fuoco fino ad avere uno sciroppo piuttosto denso. Se avete un termometro lo sciroppo e' pronto quando raggiunge la temperatura di 121 gradi. Altrimenti fate come me e dopo 3 minuti che bolle spegnete.
Versare lo sciroppo negli albumi montati a neve continuando a sbattere il composto fino a quando non sarà freddo, poi passare in frigo.
Montare la panna. Amalgamare le 3 creme (yogurt-panna-meringa) e versare nello stampo e mettere in freezer per almeno 6 ore.


Preparare la salsina

Frullare con il minipimer, in un recipiente antischizzi, 250-300g. di fragole e una banana.Quando saranno ridotte a purea, unire 180ml. acqua, 55-60g. di zucchero. 


Dopo tre ore che avevo messo il soufflée in freezer, ho fatto tre buchi nel dolce, con un cucchiaio e li ho riempiti con un po' di salsina. Devo dire che il risultato è molto scenografico, anche se la diversa consistenza dei due componenti mette leggermente in difficoltà.




Con questa ricetta partecipo a The Recipe-tionist di Novembre:





venerdì 23 novembre 2012

Il fritto di casa mia...




A casa di mia mamma si è sempre mangiato parecchio. Sarà che erano altri tempi, sarà che eravamo quattro fratelli, tre maschi ed io, sarà che nessuno di noi ha mai sofferto di inappetenza...
E si friggeva spesso, almeno una volta ogni quindici giorni, o almeno ogni volta che c'era qualche avanzo di carne o riso da riciclare. Mio papà amava moltissimo le polpette di carne, sosteneva che dentro ci si poteva mettere di tutto (è stato fermato più di una volta da mia madre con qualcosa di "inadatto" in mano) e si dilettava ogni tanto a farle, con ricca quantità di aglio nell'impasto. La cucina alla fine era un delirio, ma lui si era tanto divertito! Ma il fritto di casa mia non erano solo le polpette, per le quali, tra parentesi, non c'è alcuna ricetta, tanto è la varietà di cibi riciclabili. Il vero fritto, quello del giovedì, secondo i miei ricordi, erano: patatine, crocchette di riso, mooolto lontane dagli arancini/ine siciliano, melanzane in cotoletta e, ovviamente, se non c'erano le polpette di carne, cotoletta alla milanese. Non con l'osso, ma fritta certamente, almeno quand'ero piccola, nel burro.
Vi sto portando un po' fuori strada, ma quando scrivo di casa mia i ricordi sono talmente tanti che è difficile fermarmi!
Così come legato al fritto c'è un altro ricordo vivido e bellissimo: il corso di cucina fatto da bambina, circa dieci anni. Ero bella cicciottella e di sicuro molto golosa, "di salato", e quando la mia mamma mi ha iscritto a un corso di cucina, per aderire a un'iniziativa benefica, ha fatto di me una bambina felice! Due cose mi ricordo ancora adesso: una torta di mele, non facile, con frolla sopra e sotto e le crocchette di patate! Quindi in questo "mare magnum" di ricordi "fritti", quando ho pensato al contest di Mariella due cose mi son venute in mente: le melanzane in cotoletta e le crocchette di patate!

Melanzane in cotoletta


per 6 "bocche buone"

2 melanzane medie
1 o 2 uova
pangrattato
sale
olio per friggere (questa volta EVO leggerissimo di solito semi di arachide)

Sbucciare le melanzane, dopo averle lavate. Farle a fette abbastanza spesse, 7/8 mm. Disporle o nel colapasta, distanziate una dall'altra o su un piatto di portata, salarle abbondantemente e lasciarle riposare un'oretta, fino a che non "buttano fuori l'acqua". Girarle e ripetere l'operazione. Dopo circa 2 ore, lavarle molto velocemente, per sciacquare il sale in eccesso. Asciugarle benissimo, premendole leggermente con un canovaccio pulito. Passare nell'uovo sbattuto, leggermente salato, e nel pangrattato, sempre premendole leggermente. Friggere in abbondante olio.






Crocchette di patate


1 kg di patate
2 o 3 uova (1 per l'impasto e uno o due per la panatura)
1/2 cipolla
5 cucchiai di parmigiano grattuggiato
semi di finocchio (facoltativo)
pangrattato
olio per friggere

Far bollire le patate in tanta acqua. Affettare la cipolla molto sottile e farla soffriggere in tre cucchiai di olio (inutile dire che la ricetta dice burro e che mia nonna si rivolterebbe nella tomba se sapesse di questo cambio). Quando le patate sono ben cotte, schiacciarle con la forchetta e farle soffriggere nella cipolla, fino a che non sono bene asciutte, unitamente ai semi di finocchio. Far raffreddare il composto, unire un uovo e il parmigiano. Fare tante palline, passarle nell'uovo e nel pangrattato, io faccio doppia panatura, perchè l'impasto è abbastanza morbido.
Friggere in abbondante olio.







Con questa ricetta partecipo al primo contest di Mariella Cooking




martedì 20 novembre 2012

Arancine "Unificate"





Giulia (“mamma” di Sghimbesci e Spatasciati) e Francy (“mamma” di Scorribande in cucina") non si conoscevano fino a pochi mesi fa,e, forse, non si sarebbero conosciute mai se non fosse per una passione che hanno in comune: cucinare, con l’aggiunta di un po’ di “follia”. 
Sì, perché partecipare all’MTC ogni mese e non con una ricetta, ma con due o tre, è un po’ folle così come è folle il gruppo dell’MTC su Feisbuc, folle e divertente!





Non divagando, queste due mamme di blogger, e ce ne sarebbero state molte altre se la vita di tutti i giorni, la famiglia e il lavoro non si fossero messi di mezzo, han deciso che fare “le arancine” (e non chiamateli arancini!!!) era una cosa da condividere. E chissene se c’è un contest di mezzo! Perché a nessuno, in questo folle gruppo, interessa vincere, ma interessa cucinare, mettersi alla prova, imparare, sfidare sé stessi e condividere, darsi consigli, essere amici, di “penna”, e se si riesce “de visu”, che è sinceramente meglio!


E quindi in un sabato pomeriggio piovoso di novembre la cucina di Scorribande è diventata una fucina di attività dove si è impastato, insegnato e imparato, assaggiato, chiacchierato, riso, e vi assicuro che riso ce n’era ovunque, raccontato, ascoltato, e di tanto in tanto coccolato due splendidi bambini, che non ne volevano sapere di giocare tranquilli quando di là ci si divertiva tanto! Sì, ci siamo veramente divertite e le ore son volate! Lo rifaremo senz’altro, allargando il giro almeno alle altre mamme di blogger milanesi… non oso immaginare il casino, però che divertimento!





Tornando a noi abbiamo cominciato da zero, cioè rifacendo pari pari la ricetta di Roberta, perché Giulia non li aveva mai neanche assaggiati e Francesca non li faceva da tanto tempo, e quindi siam partite da zero. Poi, ognuno, avendo visto e amalgamato gli ingredienti vari, e controllato la “resa”, ha personalizzato come riteneva più adatto, ma questo ve lo raccontiamo un’altra volta....
A reti unificate, vi lasciamo con la tradizione, quella che ci ha fatto immaginare grandi cucine assolate, con nonne e mamme, forti di vita vissuta, che trasformavano semplici e poveri ingredienti con lentezza e meticolosità, per arrivare ad un “unicum” che solo la cucina siciliana sa dare, fatta di riti, tradizione e sapore…






con questa ricetta Giulia e Francesca partecipano all'MTChallenge di Novembre



sabato 17 novembre 2012

Arancine alla "Muzio Scevola" o Arancine "Camune"







Tranquilli, Tranquilli. Non mi sono arrostita una mano, nè l'ho buttata nell'olio bollente e non è neanche la destra! Però, in un quanto mai inusuale volo, non pindarico, mi sono fratturata due ditina della mano sinistra, il medio e l'anulare. Il primo che fa battute....
So perfettamente che Muzio Scevola non c'entra molto, ma il paragone mi è parso calzante quanto meno sotto il profilo della mano unica.
Tutto ciò premesso, avendo due ditina steccate, ho un po' di problemi  a rapportarmi con le incombenze della vita di tutti i giorni, stirare, far da mangiare, lavare ecc.. L'unica cosa che non avrei problemi a  fare sarebbe lavorare, ma non mi vogliono e quindi mi tocca stare a casa.
In questo temporaneo fermo tecnico, mi riesce però benissimo uscire e incontrare amici, chiacchierare e dedicarmi a tutte quelle belle amenità per le quali di solito non ho molto tempo. Ebbene, in una di queste amorevoli chiacchierate, stavo raccontando ad un'amica delle arancine di riso fatte e surgelate esattamente un giorno prima di farmi male, quando lei, presa dal sacro fuoco dell'aiuto domestico, mi ha detto: "ma Giulia che problema c'è vengo io a cucinarle!". Di lì a invitarla a cena, con annessi altri tre amici il passo è stato brevissimo... sono arrivati armati di fame e buona volontà, pronti a dedicarsi alla frittura e alla mia cucina con dedizione, citando a memoria il passo in cui Camilleri racconta della felicità del commissario Montalbano di fronte agli  arancini della Signora Cirinciò. Non so se fossero arancine o arancini, ma trattandosi di citazione, vale ...
Tra questi amici ce n'era uno particolarmente goloso che non mi lasciava neanche il tempo di scolare l'arancina, che se l'era già mangiata. Questo per spiegare il dramma dell'orribile foto sottoriportata... l'arancina di cui trattasi era la terza di fila con il ripieno "da concorso" e le altre due erano già state indebitamente sottratte, per cui rimaneva solo lei e sfortuna ha voluto che non fosse cotta abbastanza. Per questo il dadino di formaggio, al suo interno, non si presenta squagliato! Il sapore non ne ha risentito, ma la foto, guarda caso, è orribile!
Va beh ho due ditina rotte, non posso mica rifarle! :))





Arancine "Camune"


Mio padre era originario del "Val Camonica", una bellissima valle che si stende da Brescia al Passo del Tonale, al confine con il Trentino; a sua volta era figlio di Camuni DOC, che si sono poi spostati verso Brescia, per motivi di lavoro del nonno. La sua famiglia era quindi portatrice di tradizioni, anche gastronomiche,  molto ben radicate. Tra queste, il piatto che più fervidamente è rimasto impresso nella mia memoria sono i "Casoncei", piatto che si mangiava solo a casa dei nonni e che mia madre mai s'è sognata di rifare, anche perchè penso richieda un certo impegno. Qualche zia si è poi avventurata in questa pietanza della giovinezza, con ottimi risultati direi, ma è ormai da anni che nessuno ne fa più. Se  poi, per caso, vi trovate in valle e andate ad un ristorante, non vi daranno i "Casoncei" di casa mia, ma tutta un'altra cosa. In poche parole, si tratta di ravioloni ripieni di in un impasto di patate e conditi tradizionalmente con burro, salvia e una spolverata di parmigiano. Qualche tempo fa, nella cartelletta delle ricette di mia mamma ho ritrovato la ricetta, vergata a mano dalla nonna Domenica. E' da allora che vorrei farli, ma non se n'è mai presentata l'occasione. Però pensando alle arancine, e alle possibilità di variarne di ripieno, mi son venuti subito in mente, anche perchè il riso, anche se non in questa forma, accoppiato alle patate, è presente in tanti piatti della tradizione.
E così ho fatto e vi assicuro che eran veramente buone!
Per la ricetta delle arancine tradizionali vi rimando al post  Roberta Pupacena che ho seguito anche nelle virgole. Per il ripieno di 9 arancine e ne è avanzato tanto!

600 gr patate
1 uovo
3 cucchiai di olio Evo
1/2 cipolla
25 gr di Toma (o un qualunque formaggio abbastanza grasso morbido e saporito)
2 cucchiai di parmigiano
un cucchiaino di semi di finocchio

Far bollire le patate in tanta acqua. Affettare la cipolla molto sottile e farla soffriggere in tre cucchiai di olio (inutile dire che la ricetta dice burro e che mia nonna si rivolterebbe nella tomba se sapesse di questo cambio). Quando le patate sono ben cotte, schiacciarle con la forchetta e farle soffriggere nella cipolla, fino a che non sono bene asciutte, unitamente ai semi di finocchio. Far raffreddare il composto, unire un uovo e il parmigiano; amalgamare bene. Inserire il composto nelle arancine unitamente a un pezzettino di formaggio.

NB non avendo il problema di "farle stare insieme" ho potuto fare un ripieno molto morbido. Per avere un ripieno sostenuto occorerebbe almeno 1kg di patate!


con questa ricetta partecipo all' Emmetichallenge di Novembre





ed è naturale, visto che sono

devo aggiungere altro?????




giovedì 15 novembre 2012

La Baguette di Silvia!






Confesso: adoro i lievitati in genere, adoro fare il pane, adoro riscoprire i gesti antichi e rituali che fanno di acqua, farina, sale e lievito una cosa così prelibata e al tempo stesso splendida.
Mi è sempre piaciuto, fin da bambina: mia mamma non l'ha mai fatto, o almeno io non lo ricordo, ma io mi ritrovavo davanti allo sportello del forno a guardare le torte che lievitavano e la pizza che cuoceva. Mi è sempre sembrato quasi un miracolo la lievitazione...Quindi ora che posso, ora che mi ritaglio tempo per impastare e cucinare è ovvio che mi faccia prendere da pani e affini. Ecco perchè quando ho visto le baguettes di Silvia - Una Stella tra i fornelli - non ho saputo resistere...baguette presa e copiata pari pari anche perchè il post era dettagliatissimo e preciso, e, il risultato, veramente ottimo. Tanto che in questo mese e mezzo di sperimentazioni varie, tra pasta madre, lievito di birra e affini la baguette di Silvia resta il pane più buono che ho fatto.... per dirlo l'adorabile adolescente...doveva essere veramente buono!

Quindi paro paro dal blog di Silvia, con la sola differenza del sale, perchè a me il pane piace bello salatino!

500 gr farina 0
310 acqua
10 gr di lievito di birra fresco
1 cucchiaino di miele
2 cucchiaini di sale







La sera prima mettere in un contenitore a chiusura ermetica 250 gr di farina, sciogliere 5 gr di lievito in 310 gr di acqua tiepida e versarlo sulla farina, girare bene fino a che la farina sia tutta amalgamata e mettere il contenitore chiuso nella parte bassa del frigo, o nella parte più fresca del vostro.
La mattina dopo tirare fuori l'impasto dal frigo che avrà fatto le sue belle bollicine, e metterlo nella ciotola della planetaria, o dell'impastatrice, o della macchina del pane, con altri 250 gr di farina, altri 5 gr di lievito sciolti in una tazzina da caffè di acqua tiepida, aggiungere il miele e impastare almeno 20 minuti, aggiungere anche il sale.
Far lievitare in luogo caldo, il forno è l'ideale, almeno 2 o 3 ore.
Quando l'impasto sarà lievitato capovolgerlo su una spianatoia, sarà molliccio quindi aggiungere una spolverata di farina sopra e sotto e fare le pieghe come spiegato nel blog di Adriano.
Ogni volta che si maneggia l'impasto si dovrebbe aspettare almeno 15 minuti per procedere, in questo modo la pasta sara' bella soffice e alveolata.
Poi dividere l'impasto in 3 o 4, a seconda del numero di baguette che volete
A questo punto dare la forma delle baguette, esistono su youtube video molto chiari, per la piegatura delle baguette bisogna fare delle pieghe a tre e poi pizzicare il filoncino sotto, e poi le ho messe a lievitare su dei pezzi di carta forno individuali, cosi' poi dopo 40-50 minuti, una volta lievitate di nuovo le ho trasportate nella placca da forno per la cottura.
Una volta lievitate per bene, circa 40 minuti un'ora, praticare dei tagli in diagonale sulle baguette e accendere il forno alla massima temperatura.
Dopo circa 30 minuti, mettere le baguette con la loro carta sulla teglia, e cuocere per i primi 10 minuti a 220°, con una ciotola di acqua sul fondo del forno, dopo continuare a 180°, togliendo l'acqua e lasciando il forno aperto con il manico di un cucchiaino per altri 15-20 minuti.
Appena tirate fuori dal forno farle raffreddare su una gratella.





Con questa ricetta partecipo aThe Recep-tionist di Novembre 

giovedì 8 novembre 2012

Finger food...ma non guardate le foto...







Avete un blog non sarebbe neanche tanto male... in fin dei conti si possono mettere in ordine le ricette, che io me le perdo sempre, condividere le cose che ti piacciono, conoscere gente nuova, un sacco di cose carine; se non fosse che...ci sono le foto! Le fotografie per me sono una dannazione eterna, il supplizio di tantalo: che mi impegni o meno fan sempre schifo, tanto che ormai non mi ci impegno neanche più! Però oggi sapendo di dover entrare in atmosfera natalizia son andata a comprarmi anche il cartoncino Bristol ...inutile uno schifo uguale, pazienza però sappiatelo!
Dicevamo finger food, che è inutile tirarsela che fino a qualche mese fa neanche sapevo cos'erano: ho girato per la blogsfera domandandomi che diavolo fossero per un po', che certe domande non si fanno, che poi passi per ignorante!
Quando l'ho scoperto però mi si è aperto un mondo nuovo e quando la mia amica Francy ha proposto il suo contest a base di finger food ho capito che dovevo lanciarmi, anche se la cosa mi ha messo parecchio in difficoltà! Avrei preferito il dolce, visto che vivrei di dolci, però l'idea mi è venuta sul salato e salato sia! Cosa non si fa per amicizia! PERFAVORE NON GUARDATE LE FOTO!!!!



Bignè con olio EVO al formaggio con crema di zucca al  rosmarino

per i bignè
125 ml di acqua
75 gr di farina
40 gr di olio EVO
2 uova
50 gr di formaggi gratuggiati o tritati (io asiago, parmigiano e taleggio in parti uguali)
sale pepe

per la crema
500 gr di zucca
1 patata media
1 porro
2 cucchiai di olio EVO
2/3 rametti di rosmarino
1/2 litro di brodo vegetale
2 cucchiai di parmigiano
1/2 cucchiaio di fecola







Scaldare in una pentola due cucchiai di olio, e far soffriggere il porro per un paio di minuti; Aggiungere i rametti di rosmarino, la zucca e la patata tagliate a dadini e passare un paio di minuti a fuoco alto. Quando sono ben rosolati, aggiungere il brodo, abbassare al minimo e coprire; cuocere per circa 1/2 ora. Nel frattempo, preparare i bignè. Portare quasi a ebollizione 125 ml di acqua con i 40 gr di olio Evo; quando sta per bollire, buttare nell'acqua la farina in una volta sola, mischiare bene facendo cuocere per un paio di minuti. Togliere dal fuoco e unire il mix di formaggi, già grattugiati o tritati nel mixer. Amalgamare bene e aspettare che il composto si raffreddi un pochino. Unire le uova una alla vota, facendo ben attenzione di non inserire il secondo fino a che il primo non è amalgamato. salare e pepare. Inserire il composto in una sac a poche con bocchetta tonda e fare delle "palline" di 2/3 cm su una teglia ricoperta di carta forno. A me con queste dosi ne son venuti 9. Cospargere con lamelle di mandorle e infornare a 180° gradi per circa 15 minuti.
Riprendere la crema: quando sarà passata 1/2 ora scoprirla e alzare il fuoco per ridurla, fino a che non avrà raggiunto una consistenza cremosa. Frullare il tutto, avendo cura di togliere il rosmarino, e rimettere sul fuoco aggiungendo 1/2 cucchiaio di fecola sciolto in 1/2 tazzina da caffè di acqua. far cuocere un paio di minuti, aggiustare di sale e pepe e unire sue cucchiai di parmigiano. Quando si sarà un po' raffreddata riempire una siringa per dolci e farcire i bignè. Servire tiepidi. Buonissimi! Buon aperitivo!

con questa ricetta partecipo al contest di Francy Scorribande in Cucina, sezione salato






lunedì 5 novembre 2012

Brisée di spinaci e patate per il fanciullo!






Che in casa siamo in tre lo sapete tutti. Che l'adorabile adolescente sia l'altro essere umano che convive con me, in quanto minore, pure. Che il terzo sia il gatto, anzi la gatta va da sè. Ma quanto rompe sul cibo il simpatico ragazzino non potete saperlo, perchè per averne un'idea bisogna provarlo. Più che a mattarellate bisognerebbe prenderlo a padellate in testa, che magari fa come l'impasto sbattuto sul tavolo... migliora!
Perchè? Vi do un esempio: l'altro giorno è entrata nella nostra casetta Sky, accompagnata dai suoi "n" canali; in una veloce panoramica, ho scoperto che esiste un canale di cucina e lì l'interesse per la Tv ha fatto capolino (vi assicuro che saranno almeno 8/9 anni che non guardo la tv e non mi manca)  e così ho guardato ben 10 minuti di un programma, perchè poi è finito. La cuoca ha fatto un pane meraviglioso con una forma che ricordava una spiga. Figuratevi, sono andata in "brodo di giuggiole" all'istante. E nel primo giorno disponibile cioè oggi l'ho sfornato. Bellissimo, anche se le mie foto fan schifo e non gli rendono giustizia. Giudizio...non ha abbastanza aria...aveva delle bolle che sembravano quelle di sapone! Domenica scorsa il pane era salato, quella prima insipido, il saint Honorè ... son cattivi i bignè, che però sono stati spazzolati in un nano secondo, le brioscine di crema...meglio il "Mulino Bianco", le lasagne di oggi...le hai comprate al super? ah,no sì vero si sente son più buone quelle del super e via così!
Voi capite che è ben difficile coltivare la passione per la cucina con uno così, ma d'altra parte a me piace cucinare, mi diverto, mi scarica i nervi, non riesco a farne a meno e quindi sopporto, però mi incazzo, ops mi arrabbio... perchè passi una due, tre, dieci, ma poi basta, ecchecavolo! Non ditemi che se è solo questo sono fortunata, c'è qualcosa d'altro, ma tutto sommato niente di grave. Sì, son fortunata lo so... non sembra, anzi, ma lo so, crescerà spero, altrimenti la padella è pronta, anzi prontissima!

Oggi, anzi ieri, per quando lo leggerete voi questa meravigliosa torta salata non ha avuto neanche un sorriso da lui, ma invece è stata gradita dalla nonna 87 enne e dalla sottoscritta. L'idea è della "cucina italiana" di ottobre (2012), ma naturalmente ha subito un po' di modifiche.





Brisée di spinaci con rosti (a saper dove sono i due puntini)


Per la pasta:
175 g di farina
115 g di burro freddo a cubetti

1/2 cucchiaino di sale
1 cucchiaio di pa
rmigiano
1 tuorlo
30 ml di acqua


per il ripieno
600 gr di patate
250 gr di spinaci lessati e tritati
100 gr di latte
1 uovo
2 cucchiai di grana
sale pepe noce moscata
1 spicchio di aglio


per la pasta (copiata da qui ho solo cambiato lo zucchero con il parmigiano) Grezie Roberta!

Setacciare la farina con il sale e lo zucchero e versarla nel robort da cucina con le lame per tritare. Mettere in funzione e unire, poco alla volta, il burro freddo tagliato a cubetti. Far funzionare il robot, finche' limpasto non formera' dei piccoli grumi. Fermare il robot e rovesciarne il contenuto sul piano di lavoro. Formarlo a fontana e praticare un buco nel mezzo. Unire il tuorlo all'acqua molto fredda, mescolando bene per sciuoglierlo completamente. Versarlo nel centro della fontana e cominciare ad amalgamarlo alla farina col burro, lavorando dapprima con una forchetta e poi con le punte delle dita. Lavorare rapidamente la pasta, solo finche' tutto il liquido sara' stato assorbito e potrete formare una palle, che poi appiattirete in un disco di un paio di centimetri di spessore. Avvolgere l'impasto in carta da forno e metterlo in frigo per almeno 30 minuti.

Lessare le patate per 15 minuti dal bollore, poi lasciarle intiepidire nella loro acqua. Saltate gli spinaci in padella con un cucchiaio di olio evo per un paio di minuti con uno spicchio di aglio, che poi andrà levato, fateli raffreddare e tritateli.
Pelate le patate e grattuggiatele con la grattugia a fori larghi; salate, pepate e aggiungete un cucchiaio di grana. Stendere un foglio di carta forno su una placca appoggiatevi un anello da 8  cm e distribuite un ottavo delle patate pressandole formando un disco di 1cm di spessore. Ripetere per altre 7 volte. Stendete la pasta e adagiatela in una teglia unta di burro e passata con la farina (io da 26 cm), viene piuttosto sottile. Mescolate gli spinaci con il latte, 1 cucchiaio di grana, l'uovo una macinata di pepe, un pizzico di sale e noce moscata. Ricoprite la pasta con il composto. Infornate a 200° per 10 minuti; passato quel tempo infornate insieme anche i rosti per 20 minuti. Sfornate entrambi; fateli intiepidire per 10 minuti poi adagiate il rosti sulla torta e servite. Vi assicuro, anche se il fanciullo non ha apprezzato che è una meraviglia!





venerdì 26 ottobre 2012

Benedici questo pane...







"Signore benedici questo pane frutto della terra e del lavoro dell'uomo": è parte della preghiera eucaristica...

E' tutta la mattina che questa frase mi risuona in testa o, meglio, dentro.

Tra i banchi del supermercato, pensando a cos'altro potevo mettere dentro un altro pane dolce del sabato, il pensiero si è pian piano spostato a benedici questo pane.

Benedici questo pane, simbolo della mia fragile umanità,
Benedici questa casa e coloro e vi abitano,
Insegnami a dare peso e valore a ciò che ho e a non desiderare altro.
Insegnami a insegnare cos'è la vita a colui che mi hai affidato
Insegnami a Ringraziare, sempre....
Insegnami a rivolgermi a Te in ogni momento
e non solo quando la vita è buia
Benedici, insegnami,
stai con me,
anche quando non Ti voglio e voglio fare tutto da sola.

Non volevo scrivere questo, non lo so cosa volevo scrivere, ho acceso il computer e le dita, sulla tastiera, hanno corso da sole... ora potrei cancellare, oppure salvare...lascio perchè questo blog è parte di me e questa sono io, cioè il mio cuore che parla...

Benedici questo pane, che è dolce e buono ed è stato fatto con amore...è stato fatto e regalato ad una carissima amica, con la quale ho condiviso tanto. Non leggerà questo post, ma mangerà questo pane dopo una benedizione...non poteva non essere per lei!

e con questo fanno 7 e quindi sarà il pane della domenica!

Pane della Domenica

per la pasta vi rimando a Eleonora prima di tutto qui e poi qui visto che l'ho spiegato anch'io.





per il ripieno:
100 gr. di albicocche secche
100 gr. di prugne denocciolate
20 gr. di pistacchi
50 gr di uvetta
1 bel pizzico di pepe rosa
semi di papavero.

Mettere le albicocche a bagno in acqua calda con l'uvetta. Dopo un paio d'ore strizzarle bene e passare al mixer con i pistacchi e le prugne. Aggiungere un pizzico di pepe.


Con questa ricetta partecipo all'MTC di ottobre








lunedì 22 ottobre 2012

qualcosa di dolce..qualcosa di buono...



Sono le 17, finalmente sono libera. Esco dall’ufficio e salgo sull’autobus…vuoto, strano per essere ques’ora. C’è anche un posto a sedere su questo autobus strafigo grigio e verde, nuovissimo, simbolo della Milano moderna e all’avanguardia. Mi siedo e faccio volare i miei pensieri…Davanti a me una donna attira il mio sguardo, che sia una donna lo si capisce dai vestiti e dalle dimensioni ridotte e dal gran foulard colorato che ha in testa, ma il viso non si vede. Dorme, accoccolata sul sedile, come un gatto, fatta su su sé stessa. Ha la pelle scura, i vestiti un po’ laceri e stringe a se una borsetta di tela rossa e un sacchetto con dentro bottiglie dell’acqua. Dorme, non sentendo gli scossoni del bus e il rumore delle porte. E’ un sonno pesante, che fa venire in mente il sonno dei bambini, no non è sonno è più probabile che sia sfinimento. La guardo, mi viene in mente una bambola abbandonata, anzi no un burattino dimenticato da anni nel fondo di una scatola. La scena è tristissima di per sé, ma la gente intorno sembra non accorgersene, tutti passano la guardano e fanno finta di niente. Io faccio finta di niente, come gli altri… però penso…penso alla probabile tragedia di questa vita trascinata dalla terra natia a questa Italia, immaginata fulgida e scintillante, ricca di opportunità per tutti. No, non opportunità da sogno americano, ma opportunità di un lavoro, un tetto sulla testa e pane, cibo… immagino deserti attraversati, fatica , sudore, paura tanta paura, freddo, violenza. Per che cosa povera donna, per morire di fame qui? Per avere intorno a sé un mondo che ti tratta come se fossi invisibile? Quanto dolore ci deve essere dentro, quanto dolore in tutti quelli come lei, che sono tanti, anche nella Milano ricca e operosa.
Una decina di anni fa, ricordo che parlai con una mia carissima amica della mia frustrazione, di questa mia paura ad avvicinare questi poveretti, della pena che mi facevano, della compassione vera che provavo…compassione nel vero senso del termine “patire-con”. All’epoca parlavamo di un vecchio che tutte le mattine, ma tutte, percorreva a piedi con tutte le sue masserizie una strada, per andare dove non si sa, visto che le mense dei poveri non ci sono da queste parti. E parlavamo anche della mia frustrazione, della mia paura della mia incapacità di poter far qualcosa anche piccola per queste persone. Laura mi disse:
 “avvicinalo”; 
“eh già e cosa gli dico?”.
 “Non dire niente, sorridi e gli dai in mano qualcosa di buono, qualcosa di dolce”. 
Laura straordinaria e semplice, come sempre … Lo feci, comprai una scatola di merendine e la tenni in borsa, in attesa di incontrarlo… Purtroppo non lo vidi più… , ma ieri quando ho visto questa donna ho pensato immediatamente a qualcosa di buono e qualcosa di dolce, che comincerò a rimettere in borsa, pensando a Laura, che come sempre mi accompagna…
Quindi oggi vi racconto qualcosa di buono e di dolce dedicato a tutte queste povere anime, a quegli “angeli” che riescono ad aiutarli e a Laura…






"Girasoli" Alla Crema

Per la pasta:
250 gr farina manitoba
60 gr di zucchero
60 ml di acqua tiepida
45 gr di olio di semi di arachide
1 uova
1 pizzico di sale
10 gr di levito
la pasta è di Eleonora "Burro e Miele" con qualche leggera modifica

per la crema
due tuorli
50 gr di zucchero
250 gr di latte
estratto di vaniglia
25 gr di farina











Setacciare la farina. Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida. Cominciare a impastare, unire lo zucchero, l'olio, l'uovo e il sale. L'impasto è morbido, va lavorato molto, anche sbattendolo con forza sulla spianatoia fino a che non si incorda. Mettere a riposare per almeno 2 ore. Intanto, preparare la crema. Scaldare il latte fino a ebollizione. Montare i tuorli con lo zucchero, fino a che non diventano bianchi e spumosi. Aggiungere a poco a poco la farina setacciata. Unire il latte a filo sempre montando. Mettere il composto in un pentolino e scaldarlo a fiamma bassa. Cuocere fino a quando si indurisce e vela il cucchiaio. Trasferire la crema in una ciotola con pellicola a contatto.

Passate le due ore, prendere l'impasto e stenderlo. Se non è lievitato abbastanza attendere ancora. Tirare la pasta fino ad un altezza di circa mezzo centimetro. Spalmare la crema sulla pasta. Arrotolare e tagliare con un coltello affilato trochetti di un paio di cm., che andranno posti sulla teglia coperta di carta forno. Lasciate lievitare in un luogo tiepido un altro paio d'ore. Scaldare il forno a 200° e infornare per 15 minuti circa.







domenica 14 ottobre 2012

Pani dolci per una settimana ... quasi...





questo è quello del mercoledì!



Sono molto rispettosa delle “religioni” la mia e quella degli altri. La mia preferisco chiamarla Fede, ma va beh non è il caso di addentrarsi nei meandri di quel che si crede, ora… Dicevo son così rispettosa che non ho mai osato cucinare un piatto che neanche si avvicinasse a una tradizione religiosa a me sconosciuta, per paura che qualche interpretazione largheggiante potesse offendere. E’ quindi quando ho saputo che il tema dell’MTC di questo mese era il Pane Dolce del Sabato, molto simile a un “pane” sacro per gli Ebrei, ho avuto qualche difficoltà, non è facile interpretare qualcosa che eredita  millenni e millenni di storia e che ha una radice trascendente!
Però è stato molto piacevole farlo, perché tutto ciò che ha in sé una tradizione storica, per esser semplici e riduttivi, ha in me una seduzione incontenibile. Ho partecipato molto volentieri a tutte le discussioni su “feisbuc”, che un po’ tra il serio e il faceto, mi hanno fatto intravedere qualcosa di straordinariamente affascinante. E nell’accostarmi a questa ricetta ho voluto rispettare, per quanto possibile, i dettami della religione ebrea. Non so come si faccia a Kasherizzare attrezzi vari, io mi son limitata a lavaggi e lavaggi per avere tutto perfettamente pulito… Altra cosa, mi son detta che in questo caso occorreva anche un po’ immedesimarsi nella loro cucina, da qui ad arrivare all’uso delle spezie è stato un attimo. Premetto che la mia è una cucina assolutamente italiana e tradizionale, perché sono figlia di questa e altro non so fare. Mia madre se voleva eccedere, metteva nelle sue pietanze un po’ di pepe e di noce moscata e io da lei ho imparato! Però qua ci voleva. Quindi mi sono armata di buona volontà e ho girato mezza città fino a che non ho trovato quel che mi serviva. Devo dire che son rimasta estasiata dalla ricchezza dei sapori e dal retrogusto di una minima parte di spezie, mai avrei pensato di fare un dolce con un pizzico di pepe rosa, fiori come il fiordaliso e la rosa…
E’ senza dubbio questo il bello dell’MTC challenge la creatività quasi obbligata e il confrontarsi con qualcosa di completamente nuovo e inusuale, che però, in una qualunque e minima esperienza culinaria, come è la mia, va assolutamente provato. Grazie quindi a Menù Turistico ed Eleonora di Burro e Miele per questo giro, ma grazie a tutti i “giri”, perché davvero state dando alla mia grande passione, come si dice senza arte né parte, una formazione che nessuna scuola di cucina saprebbe dare!
Mi son dilungata anche troppo sulle meraviglie delle Mt challenge e senza neanche toccare un altro aspetto fondamentale l’amicizia,  l’aiuto e la collaborazione, che meritano da soli altri 30 post, così vi racconto i miei
Pani dolci per tutta la settimana (la domenica riposo…)
Per comodità prima racconto la ricetta per il pane e poi tutti i ripeni insieme.
Per la ricetta base, vi rimando a Burro e Miele, io l’ho seguita passo passo e l’ho trovata fantastica, in ogni caso la riporto:



Per due pani (io ho ovviamente moltiplicato…)
500 gr farina (setacciata)
125 ml di acqua tiepida
20 gr di lievito di birra
125 ml di olio extravergine di oliva
2 uova
Un pizzico di sale
100 gr di zucchero

Un rosso d’uovo allungato con un cucchiaio di acqua fredda per spennellare i semi sulla superficie
Setacciare la farina, aggiungere lo zucchero e il sale, mescolare bene in modo che lo zucchero e il sale non siano in superficie. Sciogliere il levito nell’acqua tiepida, aggiungendo un cucchiaino di zucchero. Quando fa “le bollicine”, unirlo alla farina e cominciare a impastare, aggiungere l’olio e per ultime le uova uno alla volta. Io l’ho impastato a mano almeno dal numero tre in poi, mi son trovata meglio. L’impasto è un po’ mollino, non serve aggiungere farina, basta sbattere, nel vero senso della parola, la pasta sul tavolo per 10 minuti. A parte scaricare lo stress, si incorda che è una meraviglia. Metterlo a lievitare per almeno due ore. Riprenderlo, sgonfiarlo e dividerlo in due parti uguali. Stenderlo con il mattarello in modo da avere una grandezza di circa 40 cm per 45. Tagliarlo in tre strisce da circa 15 cm l’una; porre il ripieno sulle tre strisce, arrotolarle, avendo cura di sigillarle bene. Formare una treccia con i 3 salsicciotti. Ripetere il tutto con l’altra pasta. Far lievitare altre 2 ore. Spennellare con un rosso d’uovo e cospargere di semini. Infornare a 200° per 20 minuti.
Se riuscite fatelo raffreddare!

Per il Pane del lunedì
50 gr di uva sultanina
100 gr di albicocche secche
20 gr di ananas secco
Un pizzico di pepe rosa
Un pizzicone  di petali di rosa e fiordaliso
Semi di cumino per la copertura
Mettere a bagno in acqua calda la frutta per un’ora, almeno. Strizzarla ben aggiungere il pepe e i fiori tritati.

lunedì



Per il Pane del martedì
70 gr. di gocce di cioccolato
30 di nocciole tritale grossolanamente
50 gr di uva sultanina
Un pizzicone di “quatre Epices” un mix che mi ha regalato Michela (grazie!) composto di pepe nero, cannella, noce moscata e chiodo di garofano
Semi di anice per la copertura
Mettere a bagno l’uva come sopra; unire nocciole e cioccolato e spezie



martedì



Per il pane del mercoledì
100 gr di mirtilli disidratati
50 gr uva sultanina
1 pizzicone di “quatre Epices”
Semi di cumino per la copertura
Idem…



mercoledì



Per il pane del giovedì
500 gr di mele renette
50 gr di uva sultanina
1 cucchiaino di cannella in polvere
2 cucchiaini di zucchero
Semi di papavero per la copertura
Lavare le mele, sbucciarle e privarle del torsolo, tagliarle a pezzettini piccoli. Mettere a bagno l’uvetta, per una decina di minuti. In una padella, far scaldare un goccino di olio, unire le mele e l’uvetta ben strizzata. Far cuocere per una decina di minuti a fuoco allegro. A fine cottura unire lo zucchero e cannella.


giovedì





Per il pane del venerdì
3 pere William
70 gr di cioccolato (gocce)
2 cucchiaini di zenzero fresco grattugiato (la prossima volta ne metto 3)
1 pizzico di pepe rosa
Semi di sesamo (per la copertura)
Lavare le pere, sbucciarle e privarle del torsolo, tagliarle a pezzettini piccoli. Farle cuocere in una padella con un pochino di acqua, fino a quando non saranno morbide (avrei messo volentieri del vino moscato al posto dell’acqua ma non si poteva). Fine cottura aggiungere lo zenzero e il pepe. Far raffreddare e procedere come al solito.

venerdì



Per il pane del sabato
Marmellata di pesche, albicocche e lamponi
Semi di sesamo

sabato

Con queste ricette partecipo al Mt challenge di ottobre





lunedì 8 ottobre 2012

tempo di autunno...e di compleanni!





Come è noto, in questa casa siamo in due: mio figlio e io. Quando arriva l'autunno è tempo di compleanni, prima il mio e dopo cinque giorni il suo.... Per festeggiare il mio rilassandomi ho organizzato un cake party, cucinando tre torte in giorno solo e invitando i miei amici a condividerle con me! Peccato che, dato il mio enorme amore per le foto, non le ho fotografate...:)))
Vi lascerò quindi con la curiosità di sapere quai fossero, ma intanto vi racconto quella che ho fatto per il compleanno di Federico. Dalle 18 alle 20 di una sera dopo il lavoro, mi son prodotta in questa fantastica torta, che a dire il vero è un po' lunghetta. Ma lui voleva quella e quella ha avuto!
Tanto per non rilassarmi mai, il giorno dopo, il suo compleanno, mi telefona alle 15.30 e mi dice: "Mamma stasera dopo l'allenamento di calcio vengo a casa con 5 o 6 amici, non è un problema vero?" "ehm...no..ma...ma ...dovete mangiare?"
"Certo, lo sai no?"
In quel momento, il cervello ha cominciato a "smuovere" il neurone forsennatamente e in men che non si dica mi son trovata al supermercato a fornirmi di viveri per 7 dicesi 7 adolescenti affamati, in gastronomia (confesso :))) a prendere qualcosa di fatto e a casa a far paninetti e tramezzini...dopo 2 ore era tutto ok...i ragazzi han mangiato bevuto e fatto il bis di torta e io il giorno dopo ero in ufficio con gli occhi incrociati...Troppo movimento in una settimana!
Comunque son sopravvissuta e ora vi racconto la mia





Torta monterossina sui generis ....
Premetto, questa torta l'ho mangiata (comprata) milioni di volte... la ricetta però l'ho provata un paio di estati fa il la mia amica Daniela di Menu' Turistico. Come precisa lei nel suo post, nessuno ci ha dato la ricetta originale... diciamo che con metodi empirici...l'abbiamo, anzi l'ha, intuita e rifatta, ottenendo un ottimo risultato. Come sempre, (...) io copio e ho un po' modificato, per cercare di limitare le calorie, cosa che ovviamente non mi è riuscita assolutamente. Comunque,

per il guscio pate sucrée (non-so-dove-sono-gli-accenti-su-questa-tastiera-mannaggia!)


250g di farina
100g. di zucchero (io zafiro) la ricetta diceva al velo
100g di burro (io salato)
2 uova
1 pizzico di sale

per il pan di spagna (l'ha ricetta l'ha trovata mio figlio su internet un paio di anni fa, ma non so dove)
5 uova
75 gr fecola di patate 
75 gr farina
150 zucchero

per la crema
4 tuorli
50 gr farina
1/2 litro di latte
100 zucchero
1 bacca di vaniglia
150 gr di gocce di cioccolato

due cucchiai di marmellata di albicocche

cominciamo dal pan di spagna, volendo si può fare anche il giorno prima.
Montare le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto bianco e spumoso, che "scrive". Aggiungere la farina e la fecola setacciate insieme, mescolando lentamente con una spatola dal basso verso l'alto, per non smontare il tutto. Imburrare e infarinare una teglia da 26 cm. versarvi l'impasto e infornare a 180° per una mezz'ora. Lasciare raffreddare. Per il guscio, impastare tutti gli ingredienti velocemente, aggiungendo per ultime le uova. Lavorare pochissimo, appena si forma una palla, mettere a riposare in frigo per un'oretta. Per la crema: in un pentolino portare il latte quasi a ebollizione con 20 gr di zucchero e la bacca di vaniglia, aperta. Montare i tuorli con lo zucchero, sempre fino a quando non diventano bianchi e spumosi, aggiungere la farina setacciata poco a poco, quindi versare il latte a filo, dopo aver grattato con un coltellino la bacca di vaniglia. Mettere sul fuoco, con fiamma molto bassa e far cuocere fino a quando non vela il cucchiaio. Far raffreddare il una ciotola, con pellicola a contato.
Montaggio
Tagliare dal pan di spagna un disco sottile. Dividere la pasta sucree in due, stendere il primo pezzo tra due fogli di carta forno, il più sottile possibile e foderare una teglia per crostate da 26 imburrata e infarinata. Stendere un velo di marmellata e appoggiarvi sopra il disco di pan di spagna. Versare la crema e livellarla bene, spargendovi sopra le gocce di cioccolato in modo uniforme. stendere l'altro pezzo di pasta e appoggiarlo sopra alle gocce avendo cura di sigillare bene i bordi. Infornare a 180° per 40 minuti circa.
Ho un po' fretta e quindi potrei non aver spiegato bene qualche passaggio... mi scuso fin d'ora!