lunedì 22 ottobre 2012

qualcosa di dolce..qualcosa di buono...



Sono le 17, finalmente sono libera. Esco dall’ufficio e salgo sull’autobus…vuoto, strano per essere ques’ora. C’è anche un posto a sedere su questo autobus strafigo grigio e verde, nuovissimo, simbolo della Milano moderna e all’avanguardia. Mi siedo e faccio volare i miei pensieri…Davanti a me una donna attira il mio sguardo, che sia una donna lo si capisce dai vestiti e dalle dimensioni ridotte e dal gran foulard colorato che ha in testa, ma il viso non si vede. Dorme, accoccolata sul sedile, come un gatto, fatta su su sé stessa. Ha la pelle scura, i vestiti un po’ laceri e stringe a se una borsetta di tela rossa e un sacchetto con dentro bottiglie dell’acqua. Dorme, non sentendo gli scossoni del bus e il rumore delle porte. E’ un sonno pesante, che fa venire in mente il sonno dei bambini, no non è sonno è più probabile che sia sfinimento. La guardo, mi viene in mente una bambola abbandonata, anzi no un burattino dimenticato da anni nel fondo di una scatola. La scena è tristissima di per sé, ma la gente intorno sembra non accorgersene, tutti passano la guardano e fanno finta di niente. Io faccio finta di niente, come gli altri… però penso…penso alla probabile tragedia di questa vita trascinata dalla terra natia a questa Italia, immaginata fulgida e scintillante, ricca di opportunità per tutti. No, non opportunità da sogno americano, ma opportunità di un lavoro, un tetto sulla testa e pane, cibo… immagino deserti attraversati, fatica , sudore, paura tanta paura, freddo, violenza. Per che cosa povera donna, per morire di fame qui? Per avere intorno a sé un mondo che ti tratta come se fossi invisibile? Quanto dolore ci deve essere dentro, quanto dolore in tutti quelli come lei, che sono tanti, anche nella Milano ricca e operosa.
Una decina di anni fa, ricordo che parlai con una mia carissima amica della mia frustrazione, di questa mia paura ad avvicinare questi poveretti, della pena che mi facevano, della compassione vera che provavo…compassione nel vero senso del termine “patire-con”. All’epoca parlavamo di un vecchio che tutte le mattine, ma tutte, percorreva a piedi con tutte le sue masserizie una strada, per andare dove non si sa, visto che le mense dei poveri non ci sono da queste parti. E parlavamo anche della mia frustrazione, della mia paura della mia incapacità di poter far qualcosa anche piccola per queste persone. Laura mi disse:
 “avvicinalo”; 
“eh già e cosa gli dico?”.
 “Non dire niente, sorridi e gli dai in mano qualcosa di buono, qualcosa di dolce”. 
Laura straordinaria e semplice, come sempre … Lo feci, comprai una scatola di merendine e la tenni in borsa, in attesa di incontrarlo… Purtroppo non lo vidi più… , ma ieri quando ho visto questa donna ho pensato immediatamente a qualcosa di buono e qualcosa di dolce, che comincerò a rimettere in borsa, pensando a Laura, che come sempre mi accompagna…
Quindi oggi vi racconto qualcosa di buono e di dolce dedicato a tutte queste povere anime, a quegli “angeli” che riescono ad aiutarli e a Laura…






"Girasoli" Alla Crema

Per la pasta:
250 gr farina manitoba
60 gr di zucchero
60 ml di acqua tiepida
45 gr di olio di semi di arachide
1 uova
1 pizzico di sale
10 gr di levito
la pasta è di Eleonora "Burro e Miele" con qualche leggera modifica

per la crema
due tuorli
50 gr di zucchero
250 gr di latte
estratto di vaniglia
25 gr di farina











Setacciare la farina. Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida. Cominciare a impastare, unire lo zucchero, l'olio, l'uovo e il sale. L'impasto è morbido, va lavorato molto, anche sbattendolo con forza sulla spianatoia fino a che non si incorda. Mettere a riposare per almeno 2 ore. Intanto, preparare la crema. Scaldare il latte fino a ebollizione. Montare i tuorli con lo zucchero, fino a che non diventano bianchi e spumosi. Aggiungere a poco a poco la farina setacciata. Unire il latte a filo sempre montando. Mettere il composto in un pentolino e scaldarlo a fiamma bassa. Cuocere fino a quando si indurisce e vela il cucchiaio. Trasferire la crema in una ciotola con pellicola a contatto.

Passate le due ore, prendere l'impasto e stenderlo. Se non è lievitato abbastanza attendere ancora. Tirare la pasta fino ad un altezza di circa mezzo centimetro. Spalmare la crema sulla pasta. Arrotolare e tagliare con un coltello affilato trochetti di un paio di cm., che andranno posti sulla teglia coperta di carta forno. Lasciate lievitare in un luogo tiepido un altro paio d'ore. Scaldare il forno a 200° e infornare per 15 minuti circa.







16 commenti:

  1. mica male questi "gioiellini": potrebbero essere utili per donarne un certo numero ad una famiglia amica che mi ha chiesto di ripetere l'impasto MTC a loro...."uso e consumo" :-). Buona giornata, Giulia

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  2. Pensieri tristi stamattina, per te e e per me...
    MA tu finisci con la dolcezza :*

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    1. e' difficile...per sofferenze come quelle a cui ti riferisci tu e anche di questi poveretti...non c'è consolazione ... un abbraccio

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  3. Anche io troppo spesso tiro dritto e faccio finta di non vedere, per un sacco di cose, è molto meno faticoso in una vita che crediamo a volte difficilissima e poi invece se le paragoniamo con altre...
    I dolci mi piacciono, non dico che ne voglio uno se ti incontro, ma solo perchè c'è chi ne avrebbe più bisogno di me :-)

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    1. un abbraccio Chiara ... ci consoliamo delle nostre debolezze..

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  4. Un post che fa pensare ( e non si pensa mai abbastanza a queste cose )e una ricetta golosissima. Grande Giulia!

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  5. Questa, purtroppo, è una scena che sta diventando sempre più frequente nelle nostre città. L'indifferenza pure sta aumentando, ma non smettiamo di metter un pezzo di pane nelle mani di chi chiede.
    I tuoi dolci? Buoni sicuramente... come te!
    Nora

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  6. Ti giuro che appena ho visto le foto ho pensato, questo è l'impasto di Eleonora, infatti anche io quando ho fatto la treccia la prima volta ho pensato che si adattasse molto bene alla classica torta di rose!
    Mi hai emozionato con i tuoi pensieri "intimi" :-)

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  7. ottimo uso dell'impasto appena imparato, goloso e un bellissimo pensiero! :-)

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  8. sono felice di essermi unita al tuo blog leggendo questo bel post...anche se ero stata attirata dalla ricetta ;)

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